Zwischen München und Rom : Die Edition der Korrespondenz des Jesuiten Matthäus Rader (1561–1634)
The correspondence of the Jesuit Matthäus Rader, born in southern Germany, is not just an important source for the study of Bavarian cultural history, but also provides important evidence for cultural transfer between Italy and Germany in the early 17th century. In the context of censorship procedures within the order, his editorial projects, both philological and historical, often required the approval of the Jesuit curia. This led to a regular exchange of letters with the Eternal City that provided Rader with access to rare manuscripts kept in Rome and brought him into contact with local librarians. These relationships made him an important interlocutor for travellers from Rome to Bavaria, such as Leone Allacci, who in 1623 was to transfer the Palatine collections to Italy. Rader’s post as official historiographer to the Bavarian court entailed the dissemination in Rome of the historical viewpoint of his patron, Duke Maximilian I. The conflict provoked by Abraham Bzowski with Maximilian over the representation of the emperor Ludwig IV in his Annales ecclesiastici led Rader to the brink of a conflict with the Superior General of the Jesuits, Vitelleschi; in this context, he saw himself mainly as an agent in the background guided by Bavarian cultural policy.
Il carteggio del gesuita Matthäus Rader, nato nella Germania meridionale, rappresenta non solo una fonte importante per lo studio della storia culturale bavarese, ma offre anche un’importante testimonianza per il transfer culturale tra l’Italia e la Germania all’inizio del XVII secolo. I suoi progetti editoriali sia filologici che storici spesso necessitavano, nel contesto delle procedure di censura interne all’ordine, dell’approvazione da parte della curia generalizia. Da ciò derivava un regolare scambio epistolare con la Città eterna che apriva a Rader l’accesso a manoscritti rari, conservati a Roma, e lo metteva in contatto con i bibliotecari locali. Tali rapporti facevano di lui un importante interlocutore per viaggiatori diretti da Roma verso la Baviera, ad esempio Leone Allacci, il quale nel 1623 avrebbe dovuto trasferire i fondi della Palatina in Italia. La posizione di Rader come storiografo ufficiale della corte bavarese comportava che egli propagasse a Roma la visione storica del suo committente, il duca Massimiliano I. Il contrasto provocato da Abraham Bzowski con Massimiliano per la rappresentazione dell’imperatore Ludovico IV nei suoi Annales ecclesiastici portò Rader sull’orlo di un conflitto con il preposito generale dei gesuiti, Vitelleschi; in tale cornice si concepì piuttosto come attore sullo sfondo della politica culturale bavarese.
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