Verso la modernità giuridica della Chiesa. Giovanni Francesco Pavini (ca. 1424–1485) : la stampa, le decisiones, le extravagantes e la disciplina amministrativa
Am Leben des Kanonikers Giovanni Francesco Pavini aus Padua läßt sich beispielhaft zeigen, wie die Figur des Theologen und doctoris in utroque iure an der Schwelle zur Neuzeit neue Konturen annahm. Entscheidend trug dazu eine Rechtskultur bei, die sowohl von den Grundmotiven des Humanismus als auch durch die – nach Erfindung des Buchdrucks erleichterte – Verbreitung von Rechtswerken nachhaltig verändert wurde. Pavini hatte seinen Kenntnisreichtum auf den Gebieten von Gesetzgebung und Rechtsprechung, von Kirchenlehre und Kirchenverwaltung zunächst in der akademischen Lehre und der Diözesanverwaltung Paduas gewonnen; in der zweiten Lebenshälfte gehörte er dann dem elitären Auditoren-Kollegium der römischen Rota an, wo er die Zeichen des Wandels der mittlerweile krisenhaften mittelalterlichen Welt seismographisch genau registrierte. Die Erfindung des Buchdrucks revolutionierte in seinen Augen die Vorausssetzungen zur Verbreitung der Rechtskultur; aus dieser Überzeugung heraus, in der ein höchst modernes Rechtsordnungskonzept zum Ausdruck kam, trat er leidenschaftlich für den Druck von Rechtswerken ein. Sein unermüdlicher Einsatz bei der Sammlung der Extravaganten und der Erstellung eines Glossenapparates trug entscheidend zur zukünftigen Gestaltung des Corpus Iuris Canonici bei und legte in der Zusammenstellung von Rechtsprechung und Doktrin der Rota die tendenzielle Normhaftigkeit dieser Quellen frei. Seine Überlegungen zu den Kanzleiregeln unter Zugrundelegung der Kategorien des gemeinen Rechtes, die die Frage nach der Allgemeinheitgültigkeit bzw. Partikularität des Verwaltungsrechts aufwarfen, und die systematische Analyse der lokalkirchlichen Herrschaftsmechanismen bildeten eine wichtige Etappe im Prozess, in dem sich das Verwaltungshandeln zu Beginn der frühen Neuzeit nach und nach als Rechtsdisziplin ausformte.
Racchiusa nel pieno Umanesimo italiano, la vita del canonista padovano Giovanni Francesco Pavini rappresenta una parabola esemplare per osservare come alle soglie dell'età moderna la figura tradizionale del teologo e doctor in utroque iure si arricchisca di nuovi profili, espressioni di una cultura giuridica profondamente rinnovata dai motivi dell'Umanesimo e dagli effetti connessi alla nascita del libro giuridico a stampa. La sua versatilità nella legislazione, nella giurisprudenza, nella dottrina e nell’amministrazione della Chiesa fu il risultato di una vita trascorsa per la prima metà a Padova, dove fu immerso nell'ambiente accademico e nell’amministrazione diocesana, per la seconda a Roma, dove fece parte dell'elitario collegio degli uditori della Sacra Rota e mostrò una precoce tendenza a recepire le istanze di cambiamento di un mondo medievale ormai in crisi. L'importanza dell’introduzione della stampa nella diffusione della cultura giuridica gli parve subito rivoluzionaria e si fece per questo sensibile e appassionato promotore del libro giuridico a stampa attraverso il quale espresse una visione particolarmente moderna dell'ordinamento. Il suo impegno nella raccolta della legislazione extravagans e nella precisazione di un corredo di glosse contribuì in maniera decisiva a determinare la futura fisionomia del Corpus Iuris Canonici; la sistemazione della giurisprudenza rotale e della dottrina consiliare evidenziò il tendenziale valore normativo di queste fonti. La sua riflessione intorno alle regole di cancelleria alla luce delle categorie di diritto comune, che fece emergere la questione della natura generale o particolare della normativa amministrativa, nonché l'analisi sistematica dei meccanismi di governo della chiesa locale sembrano aver segnato un passaggio importante nella lenta precisazione dell’amministrazione come disciplina giuridica all'inizio dell'età moderna.
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