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I Savelli come mediatori culturali tra Roma e la corte cesarea

Il principe di Albano Paolo Savelli e suo fratello Federico, duca dell’Ariccia, si succedono in ruoli militari e diplomatici al servizio del papa prima e dell’imperatore poi. Membri di una delle più antiche famiglie baronali romane di fedele appartenenza imperiale, ricchi di tradizione ma in costanti difficoltà finanziarie, si trovano al centro di una rete di relazioni e contatti che dalla loro litigiosa mentalità di clan feudale li proietta in una circolazione di persone e idee più ampiamente europei; per stare al passo della contemporaneità non mancano di formare una importante collezione di dipinti, curano lo stato delle proprie residenze e la propria immagine pubblica con abbigliamento, carrozze, livree. I loro carteggi documentano, oltre al ruolo svolto come intermediari per faccende politiche e come procacciatori di talenti per l’imperatore, anche il frequente scambio di doni per la famiglia dell’imperatore e per i membri del Consiglio Aulico. Se non sempre fu politicamente efficace, Paolo Savelli poteva almeno garantire un profondo radicamento nel tessuto della società romana, della corte ma anche delle confraternite, dei grandi artisti come dei piccoli artigiani, oltre a spendere con grandiosità per beni voluttuari e celebrazioni propagandistiche quale fu la processione in Santa Maria della Vittoria per la battaglia della Montagna Bianca. I fratelli Savelli, inoltre, forti della tradizione familiare che vedeva un membro della famiglia detenere la carica di Maresciallo di Santa Romana Chiesa Custode del Conclave, procuravano una sicura conoscenza dei cerimoniali pontifici. Il poter leggere l’attività diplomatica di Paolo e Federico Savelli nel contesto della storia familiare da un lato e delle vicende politiche romane ed europee dall’altro offre un case study utile a delineare le dinamiche più quotidiane di scambi artistici e trasmissione del sapere in un periodo complesso di mutamenti come quello della Guerra dei Trent’Anni.

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